POSTMORTEM e l'arte di vendere l'angoscia
TMI
La mia passione per I Cani è sempre stata per me inspiegabile per diversi motivi. Primo fra tutti il mio background di insopportabile ed eterno 15enne dove se non se parla de morti, malessere e altre amenità con suoni che devono QUANTOMENTO far alzare un sopracciglio alla gente allora non ce piace. Negli anni ho imparato ad apprezzare anche altro1, ma la formazione è quella (e la spocchia pure).
Ricordo ancora lo sconforto che provai quando, più di dieci anni fa, un mio amico mi disse "oh senti qua" e mi fece sentire il brano Le Coppie, tratto dall'album Il sorprendente album d'esordio de I Cani. Ricordo la sorpresa e l'apatico divertimento con cui inizialmente accolsi la traccia. Quarantasette ascolti dopo mi venne il dubbio che forse la canzone mi piaceva. Ascoltai l'album, e mi trovai ad ascoltarlo ancora, e ancora, e ancora, in particolare Hipsteria, Door Selection e Velleità.
Nel 2013 uscì Glamour, e al primo ascolto il cambio di sound mi lasciò un po' perplesso, salvo poi diventare il mio album preferito de I Cani. Non c'è niente di Twee, Storia di Un Impiegato e FBYC (s f o r t u n a) da 12 anni periodicamente fanno capolino prepotentemente nella mia testa.
Ricordo di non essere rimasto entusiasmato da Aurora quando uscì nel 2016, il suo sound chirurgicamente pulito fino all'ossessione non mi ha mai conquistato, e nonostante le mie migliori intenzioni mi trovavo sempre a riascoltare i primi due album.
Contessa e il suo talento nel raccontare il suo malessere si erano però scavati una nicchia solida e inattaccabile dentro di me.
Poi dieci anni di (quasi) silenzio stampa. Una traccia qui, un EP con i Baustelle là, ma per il resto niente.
Oh beh, possiamo sempre riascoltare Glamour, mi dicevo. Meglio un dignitoso silenzio stampa che non riempitivi senza ragione di esistere.
I Cani erano diventati, come Berserk e Hunter x Hunter, una chimera nostalgica, e il 4o album de I Cani era diventato l'Half Life 3 dell'indie italiano.
Fino al 10 Aprile 2025, quando, con ammirevole e sgraziata indifferenza, ci viene metaforicamente tirato in faccia POSTMORTEM. Tiè, piateve 'sti spicci.
POSTMORTEM
POSTMORTEM è un disco strano. Ascoltarlo da la stessa sensazione che si prova a visitare un posto conosciuto andato a fuoco. C'è un inquietante senso di familiarità, ma il fuoco ha cancellato i colori con la cenere e il carbone2. È una camminata in un corridoio di cemento sporco di notte da soli, è un sospiro scoraggiato prima di rialzarsi e andare avanti.
Il malessere che permea il disco è diverso da quello presente negli altri album de I Cani, condito da un'acredine e da una stanchezza pervasive. Contessa in POSTMORTEM appare impietoso, stufo e annoiato; il male di vivere e l'orrore esistenziale sono più scarni e visibili, con una schiettezza che mette quasi in imbarazzo. POSTMORTEM da l'impressione di essere chiuso su se stesso, autarchico, egoista ed egocentrico. Contessa parla da solo e noi, senza vergogna, ci facciamo gli affari suoi.
Musicalmente è un disco sorprendentemente vario e allo stesso tempo coerente sotto la cappa cinerea che lo contraddistingue, che senza farsi problemi alterna un cantautorato mesto, quieto e quasi Battiatesco in brani come io, colpevole, felice3, carbone e un'altra onda al post-punk aggressivo e dissonante di buco nero, f.c.f.t., nella parte del mondo in cui sono nato e buio a un indie più classico, pop e cantereccio come in colpo di tosse, davos e madre.
A tenere insieme il disco ci pensa una cornice di vuoto e buio che ricorda gruppi come i Bauhaus e i New Order, senza però arrivare all'abisso colossale e soverchiante degli Have a Nice Life45. Tutte le tracce sono avvolte da una foschia di fruscii, riverberi, echi e silenzi disturbati che forniscono equilibrio all'ascolto del disco, dando corpo e sostanza ai brani più sommessi e respiro alle tracce più intense.
POSTMORTEM è un attacco a tenaglia, con il sarcasmo feroce e quasi scomposto di buco nero, f.c.f.t., nella parte del mondo in cui sono nato che dipinge scenari desolanti di quotidianità imbracate in consuetudini volte a ignorare l´incombente vuoto che preme sulla società moderna, e la sommessa angoscia di io6, colpevole e felice che delinea una voragine interna che inghiotte ogni possibilità di serenità.
carbone è per me il punto più alto del del disco, un brano doloroso, lacerante e desolante, colossale nella sua cheta rassegnazione, che si chiude con un assolo che nella sua efficace semplicità lascia con un senso di vuoto allo stomaco a fine traccia.
buio viene in soccorso(?) dopo il pestaggio emotivo di carbone con un interessante punto di raccordo fra i due estremi tonali del disco, un post-punk sarcastico e aggressivo ma non scomposto.
Unico vero tasto dolente del disco è per me colpo di tosse, che seppur presentando un bel testo, mi risulta quasi sgradevole e fuori posto in questo album. È il pezzo secondo me meno coerente con il disco, sembra quasi un brano scartato da Glamour e tenuto nel cassetto "che non si sa mai"; da quasi l'impressione sia stato messo perché serviva il brano "esca" per quella fetta di pubblico che vuole l'itpop classico.
Per motivi analoghi, non mi hanno catturato nemmeno davos e madre, che nonostante i ripetuti ascolti mi scivolano addosso.
Mi ha invece piacevolmente sorpreso la traccia strumentale postmortem, che mi trovo a non saltare mai al contrario delle tracce strumentali negli altri album7.
un'altra onda chiude il disco così come io lo apre: con una ballata malinconica e vagamente distorta. Una dignitosa conclusione a cui spesso non riesco dare l'attenzione che merita.
Un disco inaspettato e inaspettatamente (e quasi insperabilmente) solido, POSTMORTEM è stata una gran bella sorpresa. Non è un disco perfetto e non è di facilissimo ascolto, con ogni traccia che pretende impietosamente la sua libra di carne, ma comunque consigliatissimo per chi ha il malessere esistenziale come feticismo.
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"io ti giuro non capisco che musica ascolti" "sì" [conversazione circa avvenuta con un mio amico].↩
pun intended.↩
dove Contessa si esibisce in vocalizzi talmente simili a quelli di Battiato da essere quasi inquietante↩
di cui prima o poi parlerò.↩
intanto fatevi un favore e ascoltate Deathconsciousness.↩
che apre il disco in modo bellissimo e ingannevole.↩
oh niente da fa, a me Roma Sud, Roma Nord e compagnia bella mi fanno il latte alle ginocchia.↩